Venerdi, 26 aprile 2024 - ORE:06:31

Monti: quando gli errori politici non hanno mai fine

Monti

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Monti e il suo fallimento annunciato. Una catastrofe. Un lavoro da mettere in mano al curatore fallimentare, non potremmo usare parole diverse per definirlo. Ininfluente a livello di voti e seggi, circondato da alleati-fantasma, scarso in credibilità, privo dalla protezione internazionale e con le ossa doloranti per essersi inginocchiato troppe volte davanti a “mamma Merkel” , il (fu) tecnopremier cerca di dare ancora un senso alla sua storia politica – che un senso non ce l’ha – e svela un altro capitolo del grande complotto: la sua lista (Scelta sempre più cinica e meno civica) è servita solo a impedire alla coalizione Pdl-Lega di formare il governo ed eleggere il presidente della Repubblica.

Prima amato e poi capro espiatorio per la destra e la sinistra

In sostanza, Monti ha diviso l’area dei moderati per risucchiare quel pacchetto di voti necessario al centrodestra per vincere. Che l’abbia fatto su ordine della Merkel, su desiderio dei poteri forti o per ripicca personale, poco importa. Resta il fatto che abbia agito non per il bene dell’Italia, come sbandieravano i vari Casini, ma per un preciso calcolo elettorale, nonché per compiacere un “signor x” o una “signora y”.

Tant’è che, aggiunge Monti, avrebbe federato i moderati «solo se Berlusconi si fosse davvero ritirato». Il fine ultimo, quindi, era cancellare il Cavaliere dalla scena politica italiana, fine perseguito adesso dall’accanimento di certe toghe e dal gruppetto Ingroia-Di Pietro-Flores d’Arcais che vorrebbero l’ineleggibilità per il leader del centrodestra.

Una lunga stagione di sbagli colossali

Dovrebbe dare prova della sua esistenza. Monti farebbe bene a giustificare la figuraccia rimediata sulla vicenda dei marò, ammettere il fallimento della sua stagione a Palazzo Chigi e soprattutto mettere tutto in discussione ponendosi una domanda: è giusto che continui a essere un senatore a vita? Può sempre rinunciare, anche perché non gliel’ha ordinato il dottore. O meglio, gliel’ha forse ordinato la Merkel. E sarebbe la volta buona per uno scatto di dignità.


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