Lunedi, 29 aprile 2024 - ORE:04:50

Il dramma della politica locale

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A dispetto dell’espressione piuttosto tipica, il cosiddetto magna magna non caratterizza soltanto Roma e dintorni. Lo scandalo Fiorito comincia ad assumere sempre più l’aspetto di un “apripista”, cioè di un caso che, scoppiando, non ha fatto altro che innescare una reazione a catena di scoperte di episodi, simili o meno simili, di politica malata a livello locale.

Già, perchè oltre all’agonizzante politica nazionale, rappresentata dai vertici di tutti i partiti, c’è anche la componente dell’amministrazione del territorio, che per quanto sta venendo fuori in queste ore, non gode certo di miglior salute rispetto alla “sorella maggiore”. Come a voler citare il proverbio per cui “se Atene piange, sicuramente Sparta non ride”.

Dai Comuni alle Regioni, passando per le Province: tutti gli enti locali stanno attraversando un periodo buio, per disparati motivi che vanno dal peculato alla vicinanza a gruppi mafiosi.

Al palazzo della Pisana, sede della Regione Lazio, nuova perquisizione da parte della Guardia di Finanza. L’homo novus delle indagini è Vincenzo Salvatore Maruccio, capogruppo di quel  partito, l’Italia dei Valori, che ha fatto proprio della giustizia uno dei suoi cavalli di battaglia. Anche qui, come per Franco Fiorito, l’accusa è quella di aver trasferito soldi destinati al partito nelle proprie casse, per una cifra che potrebbe arrivare a toccare i 700mila euro. L’esponente dell’Idv ha subito rassegnato le dimissioni, si dice anche su insistente pressione del leader del partito, Antonio Di Pietro, che appena venuto a conoscenza dell’accaduto gli avrebbe dato “tre ore di tempo per dimettersi”.

Anche  dalla Regione Lombardia, però, arrivano echi di una politica insana e corrotta. O, addirittura, che corrompe e compra voti: queste le accuse per le quali è stato arrestato Domenico Zambetti, esponente del Pdl . L’assessore regionale della giunta Formigoni avrebbe, infatti, pagato boss della ‘ndrangheta calabrese  per assicurarsi voti alle scorse elezioni amministrative del 2010. 200mila euro per assicurarsi 4mila preferenze circa; queste sono poi confluite, assieme a quelle ottenute onestamente, nel totale di 11.217 voti di preferenza, che gli hanno consentito di diventare  “assessore alla casa” al Pirellone di Milano. E’sicuramente un brutto colpo per la Lombardia e per il suo governatore, Roberto Formigoni: indagato anch’egli per corruzione con i faccendieri Antonio Simone e Piero Daccò, ha visto già altri arresti per appalti e inchieste per tangenti all’interno della propria giunta. Ed è proprio di queste ore la notizia di una riunione febbrile all’interno del centro di potere lombardo, durante la quale il leghista Salvini ha espresso, a nome della Lega Nord, l’intenzione di non appoggiare l’attuale governo regionale, nel caso che non avvenga un importante cambiamento all’interno della giunta guidata dal “Celeste”, il governatore ciellino.

Centro, Nord, ma anche Sud Italia: la mala-politica è certamente un collante del nostro Paese, non si fa mancare nemmeno nel Mezzogiorno.

Notizia della giornata è, appunto, lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per mafia. E’stato il ministro dell’Interno in persona, Anna Maria Cancellieri, a darne l’annuncio, definendo l’operato “un atto sofferto a favore della città”. E’ la  prima volta, da quando è stata introdotta la legge 21 anni fa, che viene coinvolto un capoluogo di provincia. L’espressione usata non è quella di “infiltrazione mafiosa”, bensì di “contiguità” con tali ambienti: non, quindi, una gestione politica diretta del territorio da parte delle cosche mafiose;  ma una certa vicinanza fra politici e gruppi d’interesse a carattere criminale organizzato. Proprio l’associazione di categorie ha portato, così,  a questo provvedimento, qualificato come “preventivo” e non “punitivo”, “a favore della città” e “del suo sviluppo”, sempre per dirla con le parole del ministro.

Insomma, come già scritto sopra, le istituzioni locali non stanno vivendo proprio un bel periodo. Accuse di  corruzione, di peculato, di collaborazione e vicinanza con associazioni mafiose stanno diventando una pericolosa amalgama, un pessimo collante per il nostro Paese che, da Nord a Sud, non riesce a trovare un angolo di serenità per quanto riguarda l’ambito politico.

Chissà come reagiranno i partiti nazionali a questa ondata di scandali, se sapranno arginarla o addirittura cavalcarla, in vista delle elezioni politiche della prossima primavera. Il sicuro candidato al surf-sugli-scandali non può che essere il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che ha fatto dell’anti-politica il suo tormentone e che non deve far altro che ringaziare i politici, per questa insperata, ma fino ad un certo punto, campagna pubblicitaria a suo favore.


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