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Renzi sarà premier, ma senza voto

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Letta si dimetterà domani, Renzi sarà premier?

Alle 18.14 del 13 febbraio 2014, l’agenzia Ansa, preceduta per pochi secondi da una collega francese, rende noto che il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, rassegnerà domani le dimissioni, recandosi, come di rito, al Quirinale. Renzi sarà premier? La scelta è stata presa dopo la lunga direzione del Partito Democratico, convocata alle 15.00 nella sede nazionale del partito, nella nota zona romana del Nazareno.

Già da giorni si parlava di staffetta tra Enrico Letta e Matteo Renzi, attualmente segretario del Pd, a Palazzo Chigi, viste le salite al Colle dei due. Ieri, di tutta risposta, Enrico Letta ha presentato il suo Impegno Italia, la sua proposta per un continuum del suo Governo, dichiarando, lanciando una frecciatina a Renzi, che chiunque avesse voluto prendere il suo posto, aveva il dovere di dirlo apertamente con relativi come e perché. La risposta non si è fatta attendere; qualche minuto dopo le 15.oo di oggi, Matteo Renzi, prendendo la parola alla direzione, ha dichiarato: “Questo non sarà un processo all’attuale Governo“. Continuando, il Segretario del Pd ha tenuto a ribadire: “Si rischia di rimanere impantanati in una palude“, ovvero, senza ulteriori rinvii, occorre cambiare verso. “Non si può andare adesso alle urne – chiarisce Renzi – perché manca la legge elettorale, inoltre questa non può essere definita una staffetta. Essa è tale solo se si procede alla stessa velocità con relativo passaggio del testimone, qui, invece, si dice che occorre correre diversamente.”

L’ambizione di Renzi

L’intento di Renzi è quello di scrivere una nuova pagina per l’Italia, assumendosi un impegno che preferisce definirlo come un’ambizione personale e del Pd stesso, insomma, senza tanti mezzi termini, fa capire che adesso si sta giocando proprio tutto, rispondendo così alla provocazione rivoltagli dallo stesso Letta che ha preferito, per non turbare la votazione finale della direzione, non presentarsi al Nazareno. Il documento all’ordine del giorno della direzione è passato con 136 sì, 16 no e 2 astenuti; commenti favorevoli dai due capigruppo del Pd di Camera e Senato, rispettivamente Roberto Speranza e Luigi Zanda. Appoggio anche da Gianni Cuperlo, rappresentante della minoranza, uscito sconfitto dalle primarie dello scorso Dicembre, che si dichiara soddisfatto per il chiarimento interno avvenuto, richiamato dalla sua persona qualche giorno addietro.

Sarà Fassina, invece, oramai ex Viceministro all’Economia, a chiedere a Letta il passo indietro prima della votazione della direzione, per scongiurare una rottura netta, come, invece, si è dimostrata. Contrario al documento Pippo Civati, altro sfidante delle primarie, che ribadisce chiaramente che questa è solo ed esclusivamente una manovra di Palazzo, eludendo così la possibilità di espressione del popolo italiano. Le dichiarazioni degli altri partiti non si sono fatte attendere: Scelta Civica si dichiara soddisfatta, assicurando il proprio sostegno ad ogni eventuale Governo Renzi, sempre più plausibile; incerta Forza Italia che per bocca dei suoi capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, chiede la parlamentarizzazione della crisi, visto che, attualmente, essa è esterna al Parlamento. Brunetta continua dicendo: “È Renzi che non sta mantenendo gli accordi presi con Berlusconi, avendolo rassicurato che non avrebbe mai fatto cadere Letta. Ci auguriamo che l’iter delle riforme non si arresti.” Sarà, certamente, un fine settimana caldo per il Quirinale, per garantire una risposta immediata al Paese, nel frattempo, però, non si registrano dichiarazioni di Napolitano, Presidente della Repubblica che starà, sicuramente, osservando il fluire della vicenda.


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