Sabato, 27 aprile 2024 - ORE:05:23

L’Aquila, l’ex prefetto finse commozione per le vittime del terremoto. Una riflessione sull’antisocialità

giovanna iurato

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Dobbiamo concederglielo, i politici italiani non hanno rivali quando si tratta di accampare scuse. E non è stata inferiore ai suoi ‘illustri’ colleghi l’ex prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato, saltata alla ribalta nei giorni scorsi per essere stata intercettata dai pm di Napoli in quanto indagata per turbativa d’asta in merito all’inchiesta sugli appalti per la sicurezza. Con riferimento a una telefonata fra la stessa Iurato e il prefetto Francesco Gratteri, intercettata il 28 maggio 2010, ecco cosa emerge dalle dichiarazioni dei pm: “Commentando la sua prima giornata ufficiale nella città martoriata dal terremoto (definita sarcasticamente da Iurato ‘una citta’ inesistente, che non c’e“), scoppiava a ridere, ricordando come si era (falsamente) commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani. Una risata non giustificabile dalle circostanze e dagli eventi tragici di quelle ore, che avrebbero imposto al rappresentante del Governo di assumere comportamenti ben diversi e non certo (a proposito di cinismo) legati alla predisposizioni di condotte e strumenti atti a prevenire e/o scongiurare indagini in corso”.

Arrampicandosi sui soliti, famigerati specchi, i legali della donna, Claudio Botti e Renato Borzone sviano immediatamente dal punto della discussione: “Nei due anni di presenza a L’Aquila il prefetto Giovanna Iurato ha dato ampia prova di attenzione, rispetto e grande senso di abnegazione nei confronti dei cittadini così duramente colpiti dalla tragedia del terremoto”, argomento, questo, non ancora comprovato, viste le motivazioni per cui l’ex prefetto è al momento indagata.

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Questi i passi salienti della telefonata in oggetto:

IURATO: Allora senti…sono andata…sono arrivata, subito mio padre, che è quello che mi da i consigli, quelli più mirati…

GRATTERI: Si lo so.

IURATO: …perché è un uomo di mondo, saggio, dice: “…appena metti piede in città subito con una corona vai a rendere omaggio ai ragazzi della casa dello studente…”

GRATTERI: Brava

IURATO: Eh allora sono arrivata là, nonostante la mia…cosa che volevo…insomma essere compita (fonetico)…mi pigliai, mi caricai questa corona e la portai fino a…

GRATTERI: Ti mettesti a piangere…sicuramente!

IURATO: Mi misi a piangere.

GRATTERI: Ovviamente, non avevo dubbi (ride).

IURATO: Ed allora subito…subito…lì i giornali: “le lacrime del Prefetto”.

GRATTERI: Non avevo dubbi (eh, eh ride).

IURATO: Ehhhhhhh (scoppia a ridere) i giornali : “le lacrime del Prefetto”

GRATTERI: Non avevo dubbi (eh, eh ride)

IURATO: Poi si sono avvicinati i giornalisti: “perché è venuta qua?”. Perché voglio cominciare da qui, dove la città si è fermata perché voglio essere utile a questo territorio. Punto.

GRATTERI: Eh.

IURATO: L’indomani conferenza stampa con tutti i giornalisti.

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Non si fa attendere la pronta apologia dell’ex prefetto che, in un intervista rilasciata a Repubblica, dichiara, con poca originalità, di essere stata fraintesa.

Avevo paura e al telefono con un amico ho avuto una reazione emotiva. Ma so bene che ciò che posso dire io adesso, in questo momento vale poco. Sono le persone dell’Aquila che mi hanno conosciuto in questi anni che devono parlare e dire come sono veramente.

Insomma, quella dell’Aquila era una situazione nuova e sconosciuta per lei, e chi non ci ha vissuto non può capire, e soprattutto non può giudicare. Si poteva essere più originali.

Ma quando faccia tosta e fantasticherie superomistiche, perché anche di questo si tratta, superano di gran lunga l’eticità, l’umanità o per lo meno il buon gusto diventa opportuno fermarsi un attimo a riflettere.

Giovanna Iurato e le vittime del terremoto

Ciò che ha scandalizzato maggiormente di tutta questa vergognosa vicenda non sono state tanto le parole in sé per sé, quanto piuttosto il tono con cui sono state espresse. Scherzoso, divertito, neanche la signora si trovasse al bar con gli amici a raccontare barzellette. Questa totale mancanza di sentimento umano, di empatia verso il prossimo che soffre dà molto da pensare, scandalizza, ma, purtroppo, non sorprende più di tanto. Forse siamo cresciuti con l’idea che un politico debba essere una figura di riferimento per il suo popolo, un combattente interprete di una volontà più grande, un uomo superiore che volentieri si faccia carico di problemi ben più grandi di lui per un fine più alto, e che faccia tutto questo nel massimo rispetto del proprio ‘datore di lavoro’, il popolo stesso. L’ultimo secolo ci ha dimostrato quanto questa idea sia ingenua ed utopica, ma la fede e la speranza verso un democratico futuro migliore non ci hanno fatto arrendere. Oggi ci troviamo a guardare in faccia personaggi come tale Iurato che hanno ancora e sempre la presunzione di evitare le conseguenze delle loro nefande azioni a testa alta, cercando di farci accettare iniquità e infantilismi come la ‘normalità’, la normalità che loro stessi si sono creati. Tutte queste caratteristiche mettono in luce una pericolosa faccia della casta politica oggi al potere, una faccia in tutto e per tutto antisociale. Infatti, proprio come gli affetti dall’omonimo disturbo di personalità, vediamo i nostri politici, gli uomini pubblici per eccellenza, agire nel disprezzo patologico per le regole e le leggi della società, nell’incapacità di assumersi responsabilità, con la più grande indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui e la totale mancanza di senso di colpa o rimorso. Che sia la nuova perversa antitesi dei nostri giorni? Chi ha conquistato il potere ha dimostrato di possedere tutte queste spregiudicate caratteristiche, ma esse stesse possono metterlo nella condizione di essere un buon leader senza dimenticare di essere anche un leader buono?


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