Venerdi, 26 aprile 2024 - ORE:19:34

Articolo 18, cosa dice e che cosa stabilisce

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In questi giorni in politica hanno discusso molto riguardo il famigerato articolo 18, per il quale le dichiarazioni di Monti hannno suscitato diverse perplessità e tanta preoccupazione. Nonostante le reazioni negative e positive del’opinione pubblica, in merito alle esternazioni del capo di governo Mario Monti nella trasmissione matrix, rimane logico pensare che sia giusto conoscere bene la materia con cui abbiamo a che fare; questo perchè almeno la gente puo’ evitare e quindi prevenire commenti e critiche esagerate a riguardo. Vediamo dunque cosa stabilsce l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.

L’articolo18 stabilisce che un lavoratore non licenziato per giusta causa o motivo giustificato, puo’ rivolgersi alle autorità giuridiche con l’obbiettivo di ottenere un reintegramento al proprio lavoro. Tutto questo, considerato anche il privilegio dello stesso trattamento e stessa paga. Inoltre il lavoratore si puo’ avvalere di un indennizzo in soldi, evitando l’ipotesi di reintegro come posto di lavoro.

Tutti si chiedono se la modifica o la cancellazione parziale dell’articolo 18 possa portare a gravi disagi e danni morali nei confronti della politica a favore del lavoratore. Effettivamente il cambiamento porterebbe a una maggiore libertà di licenziamento da parte dell’imprenditore, ma allo tesso tempo la modalità di licenziamento rimarrebbe sempre entro i limiti di legge. Infatti, senza l’articolo 18, entrerebbe in gioco l’articolo 2118 del codice civile, che prevede che i contratti di lavoro a tempo indeterminato abbiamo un termine stabilito da chi lo emette. Ovvio il licenziamento deve essere riferito con un preavviso; e proprio perchè l’articolo 18 è stato cancellato, in questo caso non verrebbe più applicato l’obbligo di reintegro a lavoro, nè l’indennizzo in soldi.

Attualmente con l’articolo 18 in vigore, i pochi casi punibili con il licenziamento in tronco, sono lo scarso impegno durante le ore di lavoro, oppure lo svolgere un altro lavoro durante un periodo di malattia. In realtà, se il problema dell’articolo 18 viene riproposto, tenendo conto di quante cause si sono concluse a favore delle aziende e quante a favore del lavoratore, non possiamo negare che i numeri diano ragione alle aziende. Statisticamente  infatti sono le aziende che ne risentono maggiormente, se si creano dei problemi con un dipendente. Infatti nel 90% dei casi, i giudici danno ragione per legge ai lavoratori, che generalmente evitano il reintegro, preferendo un indennizzo.

Preso atto del rischio di vedere modificato l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, cerchiamo di capire quali rischi sono scongiurati. In primis i licenziamenti discriminatori, che vengono già considerati illegali e di conseguenza punibili dalla legge, resteranno tali anche con l’avvenuta modifica o cancellazione dell’articolo 18. In secondo piano, abbiamo ancora a tutti gli effetti la cassa integrazione. Infatti lo statuto che regola la cassa integrazione non ha nulla a vedere con l’articolo 18; quindi di conseguenza non ci sono problematiche da sollevare.

L’unica considerazione che un lavoratore deve porsi è questa: Se venisse abolito veramente l’articolo 18, una persona che è stata licenziata puo’ comunque avvalersi della possibilità di ricorrere a un giudice per dimostrare i propri diritti? In questo caso la risposta è affermativa. Il lavoratore puo’ sulla base dell’articolo 2118, fare causa alla propria azienda e richiedere un bell’indennizzo. La nota negativa è che non puo’ richiedere il reintegro al lavoro.

In conclusione, non esiste un’azione più giusta o più sbagliata. Monti sta giustamente facendo il proprio lavoro come capo di stato, ma deve necessariamente tenere di conto il benessere dei lavoratori, salvaguardando anche le aziende. Forse sarebbe l’ora di stupulare un nuovo patto in accordo con entrambi le parti? Attendiamo aggiornamenti.


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