Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:02:21

Processo Ruby, chiesti sette anni di carcere per Fede, Minetti e Mora!

Processo Ruby

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“Condannate Fede, Mora e Minetti a 7 anni di galera”

Per Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, imputati per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile in relazione al caso Ruby, le cose si mettono male. Piero Forno e il pm Antonio Sangermano, oltre a 7 anni di carcere e 35 mila euro di multa per ciascuno, hanno chiesto ufficialmente l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, dalle scuole e dai servizi che hanno a che fare coi minori per Mora, Minetti e Fede.

Processo Ruby: Il resoconto della requisitoria

Conclusa con una citazione a sorpresa la propria requisitoria, il procuratore aggiunto Piero Forno ha voluto ricordare che la signora Veronica Lario, nel 2009, «molto prima che emergessero questi fatti, dichiarò che tra i motivi per cui si separava da Berlusconi c’era il fatto che per la sua dignità non poteva più tollerare un sistema in cui le vergini venivano date in pasto al drago». «Questo sistema è stato provato», ha affermato Forno, prima di chiedere le condanne. Il presidente del collegio, Anna Maria Gatto, gli ha ricordato che le dichiarazioni della Lario sono state «tenute fuori» da questo processo e che «il tribunale, per definizione, non legge i giornali».

«Ruby al telefono alludeva a rapporti sessuali con Berlusconi»

Antonio Sangermano ha tenuto a precisare: «Benché la ragazza abbia sempre negato di aver avuto rapporti con Berlusconi, nelle intercettazioni emergerebbe un quadro diverso. E anche in questo consiste l’impianto accusatorio».

Il pm Antonio Sangermano ha poi terminato così: «I nostri imputati sapevano che Karima El Mahroug era minorenne». Affermazioni forte che non smorzano certamente i toni e mettono in chiara evidenza una situazione di tensione notevole nelle aule giudiziarie.

Ecco infine le dichiarazioni rilasciate nei riguardi di Emilio Fede e Lele Mora:

«Non diciamo compari, perché è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici. Si comportavano “come assaggiatori di vini pregiati” che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi le facevano un minimo esamino di presentabilità socio-relazionale e le immettevano nel circuito. A volte la disperazione rende gli uomini pericolosi e capaci di tutto»


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