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Primarie del PD, breve analisi del confronto tra Bersani e Renzi

Primarie del PD

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Il ricordo del confronto tra i due candidati alle primarie del PD è ancora fresco nelle nostre menti, Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani negli studi di Rai Nomentano, mercoledì 28 Novembre 2012, sotto la conduzione della giornalista Monica Maggioni, hanno dato vita ad un dibattito come non lo si vedeva da anni. Dalle loro parole è riemerso lo spirito di una politica genuina, uno spirito che da tanto tempo era ormai sopito. I due candidati sono due figure molto differenti, a partire dall’età: vent’anni di differenza corrono all’incirca tra Bersani e Renzi, un’età che a Bersani ha permesso di accumulare l’esperienza politica che tanto gli vale come carta vincente nel suo 53% di voti, mentre d’altro canto la freschezza di Renzi stimola una parte di elettori più giovane o/e insoddisfatti del passato politico del PD, un buon 45%.

Lo scontro mediatico – Due figure che lottano fianco a fianco nello stesso partito, ma che nelle movenze e nelle idee lasciano trasparire talvolta  profonde divergenze. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, promotore di una politica improntata alla protezione ambientale, all’ ecosostenibilità e al rinnovo delle forze politiche, è estremamente concreto nel modo di parlare, il suo livello di informazione lascia a bocca aperta. Cita date, numeri, leggi, fatti. Di Renzi emerge una praticità che, secondo le statistiche, piace particolarmente agli elettori più giovani, parole chiare e coincise, senza i soliti ‘raggiri’ retorici sfruttati da una classe politica che si è fatta amare molto poco negli ultimi tempi.

Il nuovo Gentleman della politica – Renzi appare sicuro e determinato, nelle sue risposte parte all’attacco e non dimentica di criticare il comportamento del PD negli anni passati. Renzi è l’uomo della praticità, dell’immediatezza, traspare un vigore tipico di una nuova classe politica che ha voglia di cambiamento. La sua decisione a non cedere ad accordi e ”inciuci” con altri partiti è vista come una spinta all’indipendenza da altre forze politiche che potrebbero corrompere l’integrità di un nuovo e compatto PD. Lascia in dubbio la sua poca esperienza in campo europeo e al di fuori della politica provinciale. Molti lo accusano di demagogia e di fare appello ad un sentimentalismo facile e banale. Nelle ultime ore è stato accusato di aver utilizzato i soldi del partito per aver finanziato una campagna sui giornali a suo favore. Solo bastoni tra le ruote ad una promettente figura politica o effettivo imbroglio?

Il confronto

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Alla prima domanda il pragmatismo di Renzi si fa sentire: Sul tema del calo dei consumi per aumentare il potere di acquisto si parte da una serie di misure immediate: con 21 miliardi di euro, dare 100 euro netti al mese a coloro che guadagnano meno di 2000 euro al mese; rafforzare il sistema dei comuni, che attualmente svolgono il ruolo di gabellieri dello Stato. Bisogna tagliare dove non c’è stato il coraggio di tagliare. Un esempio concreto:« In questi anni noi abbiamo visto aumentare le tasse ai cittadini ma lo Stato ha diminuito le tasse a chi fa il gioco d’azzardo», afferma Renzi, «Nel 2002 su 12 miliardi di incassi la tassazione ammontava a 2 miliardi (30%), adesso siamo ad un valore di 80 miliardi e la tassazione ammonta solo a 8 miliardi. Recuperiamo quei i 20 miliardi e mettiamoli in tasca al ceto medio. Bisogna cambiare il modello di sviluppo».

La risposta del Segretario Bersani è la seguente: «Prendiamo atto che, come ha detto la Banca d’Italia, sono 5 anni che il reddito cala e sono 5 anni che dicevano che tutto andava bene. I risparmi si sono tuttavia assottigliati e i consumi hanno preso una bella botta, gli esercizi commerciali sono saltati e c’è stata una riduzione dei consumi, da qui a Natale il problema non si risolve, non prometto 20miliardi in un anno, il prossimo anno dobbiamo fare di più e cominciare a fare qualcosa. Mettere un po’ di soldi in tasca a chi ha bisogno di consumare, ricavare il risparmio dal bilancio pubblico, una lotta all’evasione e anche se necessario un giro di solidità fiscale(..) dare un po’ di lavoro, mettere un po’ in moto le attività economiche e dare ai comuni la possibilità di fare un po’ di investimenti, qualcosa bisogna fare, ora non si sta facendo niente, bisogna fare qualcosa, ma con 5 anni così alle spalle non se ne esce velocemente.» .

In queste parole sentiamo un Bersani che è cosciente della situazione italiana, che è estremamente prudente nelle sue affermazioni.  Il Segretario del PD ha alle spalle una lunga carriera politica, dalle sue parole traspare una grande prudenza nel procedere, è il favorito in queste ultime primarie e gode dell’appoggio del 98% del Parlamento. In suo favore si potrebbe affermare che oltre la carriera contano le sue vittorie in politica, come ad esempio le liberalizzazioni del Decreto Bersani tra il 2006 e il 2007.

Gli elettori che credono in Bersani di fidano della sua esperienza, al contrario di Renzi appare meno combattivo e più riflessivo. Per quando riguarda l’apertura alle alleanze con gli altri partiti si ritiene a favore, dunque aperto ad una collaborazione con altre forze che dal suo punto di vista aiuterebbero l’Italia. Bersani dice di farsi promotore di una politica innovativa rispetto ai 5 anni passati, ma non convince del tutto dato che in questi 5 anni lui stesso era presente in politica e ha, come dice lui stesso, un po’ di cose da farsi perdonare. Pecca in preparazione Bersani, nonostante la sua lunga esperienza, su certi argomenti sembra vacillare, la sua retorica non è delle più convincenti:  troppe ripetizioni e tentennamenti.

Primarie del PD

Altra spina nel fianco: D’Alema. Poco amato dagli elettori, appare in queste elezioni l’ombra in agguato dietro Bersani. Il Segretario del PD rappresenta una classe politica che sembra ormai del passato, molte parole e pochi fatti. Quello che aleggia tra i cittadini italiani in questi mesi è un sentimento di sfiducia e nella convinzione che se Bersani sale al governo non avremmo che una ”minestra riscaldata”.

Pro e contro di entrambi i candidati sono emersi con chiarezza dal confronto di mercoledì, le differenze tra i due sono consistenti nonostante siano dello stesso partito. Starà agli italiani decidere a chi affidare la guida del partito e in un futuro, quella dell’intero paese.


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