Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:01:57

La rivoluzione di Papa Francesco

Papa-Francesco

Papa Francesco

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Due anni fa, il Conclave eleggeva Papa Francesco, il rivoluzionario non solo della Chiesa, ma anche della società tutta. Quando si parla di rivoluzioni, constatiamo sempre un’euforia iniziale che, poi, sfortunatamente, va a scemare, facendo venire meno il dinamismo stesso che ha portato alla richiesta di cambiamento. Il rischio iniziale di Papa Francesco era proprio quello: l’euforia di un Papa “chiamato dalla fine del Mondo” poteva passare presto se  le parole e i fatti non avessero camminato assieme.

Le parole di Francesco

Il primo cambiamento epocale è rappresentato dal linguaggio del Pontefice; parlare in modo schietto, senza diplomazia alcuna. I discorsi sono diretti, arrivano alla gente senza mediazioni per evitare fraintendimenti e interpretazioni contrastanti.

Parole semplici che sembrano abbracciare l’uomo del nostro tempo colto nelle sue problematiche, nelle sue criticità, ma anche nella sua bellezza propria della storia che stiamo scrivendo. Parlare di tenerezza umana, che interessa indistintamente tutto e tutti, tocca e giunge sino alle estremità e ai confini della umanità, quelle che Papa Francesco chiama periferie esistenziali.

La sua più grande rivoluzione è quella di aver riportato l’attenzione sull’uomo come soggetto e non come oggetto, dopo anni di oscurantismo a riguardo.

L’attacco alle illegalità umane

Un parlare chiaro che condanna, senza mezzi termini, chi segue la via del male, dell’illegalità e della corruzione della vita umana. Un attacco durissimo non solo alle mafie, che uccidono la vita economica e sociale delle comunità civili, ma anche alla politica, o meglio, alla mala politica che vive di corruzione e si fa sedurre da essa. Proprio per questo suo parlare così netto, i nemici del Papa sono cresciuti di giorno in giorno.

I fatti del Papa

La rivoluzione, come dicevamo prima, per essere vera, non deve essere solo colorita dalle parole, ma deve essere arricchita dai fatti, ossia concretizzare le idee di cui ci si rende strumento. Si capiscono allora gli incontri di Papa Francesco con coloro che sono considerati ultimi dalla società umana, quelli che per il comune pensiero sono solo grattacapi.

Invece, ci dice Francesco, occorre partire proprio da lì, perché la nostra umanità, senza considerare il credo religioso, ci porta ad incontrare tutto e tutti. Una rivoluzione che non può interessare solo l’esterno, ma in primis deve coinvolgere colui che si fa promotore del cambiamento stesso e, in questo senso, devono essere lette e interpretate le aperture ai divorziati, agli omosessuali e cose più importante, alla trasparenza della banca vaticana, lo IOR, che, negli ultimi decenni, è stato scambiata per semplice strumento d’interessi personali.

Cosa dice a noi cittadini?

Non possiamo rimanere inerti e indifferenti di fronte a tante novità. Abbiamo sempre ricercato il cambiamento dall’alto e adesso che ce l’abbiamo, cosa facciamo? Ci rendiamo corresponsabili di questo cambiamento e, quindi, ci impegniamo quotidianamente a divenire strumenti di bene comune nel nostro vissuto, considerando al centro l’uomo nei suoi pregi e nei suoi difetti, o rimaniamo inermi e interessati, o forse, accecati solo dalla luce del denaro, dell’interesse, dell’affare personale che ci porta a mettere da parte l’uomo e ci conduce alla guerra di tutti contro tutti? Lasciamoci educare da questi esempi di Vita Bella sia che crediamo sia che non crediamo, perché il vivere bene è un modus di tutti e non di alcuni!

Auguri Papa Francesco!


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