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Italia verso il voto a Febbraio 2013


Le campagne elettorali, si sa, iniziano molto prima che vengano sciolte ufficialmente le Camere. Probabilmente c’è da dar ragione a chi sostiene che, in realtà, esse  non finiscono mai. Sta di fatto che qua in Italia, nelle ultime due settimane, abbiamo assistito ad una notevole ripresa dei toni tipici del clima pre-elezioni. Non è mai successo, però, che questo clima fosse così incerto e confuso come adesso: per chiarire il quadro generale, andiamo a vedere nel dettaglio le situazioni di Partito Democratico, Popolo della Libertà e Movimento 5 Stelle, dati al momento come i partiti ( sebbene il M5S non si presenti come tale ) con maggior seguito.

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Partito Democratico

Le primarie del centrosinistra pare abbiano fatto davvero bene al Partito Democratico: fugato il pericolo di una scissione, male tipico della sinistra italiana, il PD sembra essersi compattato dietro la figura di Pierluigi Bersani. Il Segretario, eletto candidato premier con il quasi 61% dei voti, si mostra sicuro di poter vincere e convincere, alle prossime elezioni: “Sono convinto che non ci sarà una situazione di ingovernabilità, avremo una maggioranza numerica e politica”.

Indica poi il programma da seguire, che non prevede di stravolgere l’azione che l’attuale esecutivo ha finora portato avanti: “Monti l’abbiamo voluto noi e io interpreto l’agenda Monti come un’agenda di rigore, rispetto dei vincoli europei, lavoro per incidere sull’evoluzione della politica europea. Questi sono punti di non ritorno“. “Io ci voglio mettere più riforme di quante fatte da Monti perché per farle ci vuole una maggioranza politica e coesa“, ha però aggiunto Bersani, dichiarando quindi di cercare un continuum e al tempo stesso un distacco dal Presidente del Consiglio, visto comunque come una risorsa e “una figura che deve continuare ad avere un ruolo nel nostro Paese”.

Il candidato del centrosinistra ha inoltre intenzione di ricorrere nuovamente alla risorsa delle primarie: dopo quelle che lo hanno visto trionfare su Renzi, Vendola, Puppato e Tabacci, ha già pronte quelle per scegliere i candidati parlamentari, poichè al voto si andrà con il cosiddetto “Porcellum”, che prevede la presentazione di liste bloccate. Dato che la scelta del candidato a Palazzo Chigi ha portato, sondaggi alla mano, un aumento delle preferenze per il Pd, questa potrebbe essere un’ulteriore decisione felice, in vista della vera sfida di febbraio prossimo.

Popolo delle Libertà

Il capitolo Pdl è davvero difficile da scrivere. Dopo la mancata fiducia al governo Monti della settimana scorsa, fatta passare da Alfano come un “no” ad un’azione di governo fallimentare sul piano della crescita economica, ecco che tutti gli addetti ai lavori e non hanno pensato ad un ritorno in campo di Silvio Berlusconi. L’idea, in effetti, era questa: l’ex premier sperava infatti di guadagnare consensi ritirando il proprio appoggio al governo tecnico e, al contempo, di sfruttare la permanenza della vecchia legge elettorale per limitare la sconfitta alle politiche.

In pochi giorni, però, i pensieri nella mente di Berlusconi non si sono schiariti, ma di contro annebbiati. Il malcontento per le mancate primarie e per “il ritorno del re” è grande, soprattutto fra gli ex An: Giorgia Meloni, che aveva annunciato la propria candidatura, potrebbe lasciare il partito e portare con sè alcuni scontenti, fra cui Gianni Alemanno; Gasparri e La Russa, invece, hanno presentato nella giornata di ieri la formazione “Centrodestra nazionale”, che potrebbe diventare addirittura una lista indipendente, sebbene i diretti interessati non abbiano confermato ( ma neanche smentito ) il fatto. La diaspora del Pdl potrebbe essere accresciuta anche dall’esodo dei filomontiani, che non condividono il voltafaccia al governo degli ultimi giorni.

Berlusconi, però, pare non voler retrocedere nemmeno di un passo sulle primarie: “Credo che non siano utili per il Paese e poi non c’è tempo, perché dobbiamo presentare le liste a gennaio“. Una possibile marcia indietro sulla propria ricandidatura potrebbe invece esserci, come ha spiegato ieri alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa: “Il mio passo indietro o avanti dipende da come si sviluppano le cose. Io non credo che Monti accetti di poter diventare uomo di parte e di partito, ma ove Monti decidesse di aderire a questa richiesta, tutto lo schieramento moderato arriverebbe a questa possibilità“. Insomma, nonostante tutto Berlusconi lascerebbe il campo proprio a Monti, se questi decidesse di guidare una formazione estesa che comprendesse anche la Lega Nord, alla quale si sta rivolgendo il Cavaliere per un nuovo, eventuale asse.

La situazione nel centrodestra è,  dunque, “una questione complicata”, per usare le parole di Berlusconi. Le elezioni anticipate, praticamente volute dal Pdl, però, si avvicinano: occorre quindi, per non naufragare del tutto, che lo schieramento si delinei definitivamente il più presto possibile.

Movimento 5 Stelle

Il Movimento 5 Stelle, dopo essere stato posto in tutti i sondaggi fra le prime forze politiche alle prossime elezioni, sembra vivere un momento di appannamento. Il problema è dato dai dissidi interni di alcuni membri che, scontenti della mancanza di democrazia in un movimento che dovrebbe invece esserne il portatore più puro, hanno esternato questa esigenza rendendola praticamente di dominio pubblico. Il fatto non è andato giù a Beppe Grillo, fondatore del movimento, che ha reagito con rabbia alle accuse. Dapprima in un video ha invitato “ad andarsene” ( per usare un eufemismo ) chiunque non sia soddisfatto della gerarchia interna all’organizzazione; successivamente, con un post sul proprio blog, ha espulso Giovanni Favia e Federica Salsi, consiglieri rispettivamente della regione Emilia Romagna e di Bologna. I due, accusati a più riprese di non rispettare il regolamento del gruppo, hanno commentato l’accaduto: “Un consigliere regionale votato da 160mila cittadini non può sparire con due righe postate su un blog. Noi ci aspettiamo di essere sostenuti da Beppe Grillo, non riusciamo a capire questo tipo di attacchi. A maggior ragione sotto elezioni”, ha espresso amaramente Favia. Federica Salsi, invece, ha rivelato che “effettivamente il dissenso non è concepito all’interno del movimento” e che, a dispetto degli slogan, “paradossalmente negli altri partiti c’è più possibilità di controllare chi è al vertice rispetto a noi”.

Beppe Grillo ha comunque girato pagina, probabilmente anche per distogliere l’attenzione da quello che è a tutti gli effetti un problema del movimento. Sempre attraverso il proprio blog, l’ex comico ha avvertito tutti i sostenitori della volontà dei politici di non far entrare i “grillini” in Parlamento. “Per la prima volta”, si legge, “ l’Italia va a votare anticipatamente senza che il governo in carica sia stato sfiduciato dal Parlamento e ci va sotto la neve, come per centomila gavette di ghiaccio, come se fossimo in guerra.” Ciò, a detta del leader genovese, è stato creato ad hoc, poichè “il tempo per raccogliere le firme diventa così per il M5S quasi impossibile. Pochissime settimane per decine di migliaia di firme. Per i partiti il problema non si pone. Loro, in quanto già in Parlamento, non devono autenticarne neppure una di firma e le liste dei candidati le faranno come sempre a tavolino, in un paio d’ore, tra un marsala e un caffè. Alla faccia della democrazia”.

Tutto da Definirsi – La situazione, ai blocchi di partenza, è ancora piuttosto confusa per i partecipanti alla gara delle prossime elezioni. Come descritto sopra, in tutte e tre le situazioni vi sono condizioni di spaccature interne: esse, però, sembrerebbero essersi ricomposte nel Pd, mentre si stanno evidenziando sempre più nel Pdl e nel M5S. Resta ora da vedere come reagiranno membri ed esponenti, ma soprattutto i due uomini cui fanno riferimento le organizzazioni, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo.


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