Sabato, 20 aprile 2024 - ORE:14:54

Immigrazione? Indifferenza totale!

Immigrati

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Come redazione giornalistica interveniamo, volutamente, dopo giorni dall’ultima catastrofe umana verificatasi per l’ennesima volta nel Canale di Sicilia; a rimetterci la vita sono state circa 800 persone.

La cronaca non smuove più le coscienze

Non è importante soffermasi sui dati della tragedia o, per lo meno, sulla vicenda e sulle dinamiche del fatto, ciò che sbalordisce è che, dopo un’overdose di notizie, interviste, interventi sul fatto, alla fine, cosa è cambiato? Nulla! Tutto ha ripreso il suo corso “normale” e così resterà sino alla prossima tragedia, quando, poi, si sarà pronti a fare nuove interviste, nuove conferenze sul vuoto, sul fumo, sull’aria.

Una tragedia del genere non può rimanere inascoltata, sono grida di piccoli e grandi che chiedono aiuto e non si può più assistere a questo mercimonio dell’uomo ad opera di barbari.
Certo, le soluzioni sono tante, le proposte e le reazioni sono altrettanto numerose. Cosa si fa? Rimaniamo fermi? Rimaniamo spettatori di un omicidio continuo? Le Istituzioni sono troppe impegnate a parlare, ma non a comunicare e concludere, sono impegnate ad occuparsi d’altro piuttosto che rendersi interpreti delle dinamiche sociali, anche quelle più brutte come quella dell’immigrazione.

No all’indifferenza!

L’Italia, a onor del vero, è lasciata sola, la questione dovrebbe riguardare l’intera Europa, ma, come spesso detto, l’Europa è unita solo per questioni economiche finanziarie e non per questioni sociali, dimenticando che, così facendo, si fomentano focolai di depressione, rabbia e odio. Un Paese solo non può reggere una situazione del genere.

Occorre chiarire anche la posizione della Lega che fa solo spot pubblicitari: La Lega era al Governo quando passò, in Europa, il regolamento Dublino III, fortemente voluto, che prevede che il Paese dello sbarco è il solo Paese che deve occuparsi degli uomini arrivati. Capiamo bene che tanto si dice, ma nulla si fa.

Adesso è il momento d’intervenire direttamente nei Paesi di partenza, ma non con il blocco navale, perché in quei territori, dilaniati dalle anarchie e dalle guerre, il viaggio del Mediterraneo è l’unica via della speranza possibile, ma occorre aiutarli nella costituzione delle Democrazie, come fatto dopo la seconda guerra mondiale in Europa.

Forse, però, gli interessi non sono il bene comune, ma il bene proprio e allora si preferisce la morte, la guerra e la scellerata posizione dell’indifferenza.


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